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Il leggendario albero di ulivo e l'olio ricavato dai
suoi frutti hanno accompagnato la storia dell'umanità.
Diceva Tucidide, il famoso condottiero e storico greco
del V secolo avanti Cristo, che i popoli del mediterraneo
cominciarono ad uscire dalla barbarie quando iniziarono
a coltivare la vite e l’olivo.
Non poteva certo conoscere tutte le proprietà
e le virtù di questo prodotto e tuttavia ne aveva
intuito l’importanza, sia per l’alimentazione
che per la salute .
Noi sappiamo che l’olio esisteva assai prima di
2500 anni fa. L'ulivo, infatti, veniva già coltivato
in Medio Oriente 8000 anni fa, e le prime coltivazioni
si ebbero molto probabilmente in Siria o Creta e successivamente
i Fenici diffusero questa coltivazione su tutte le coste
del Mediterraneo, dell'Africa e del Sud Europa.
Tra le più antiche presenze si possono citare
i giacimenti Pliocenici d'Italia, i resti fossilizzati
del Paleolitico Superiore nell'Africa
Settentrionale, le pitture rupestri del V - II millennio
a. C. scoperte nella zona montagnosa del Sahara Centrale,
gli scavi del Neolitico e dell'età del Bronzo
in Ispagna, nonché pitture, rilievi e reliquie
dell'epoca minoica nell'isola di Creta (3500 a. C.)
e ghirlande con ramoscelli di olivo che coronavano le
mummie della XX dinastia in Egitto. 8000 anni fa l'ulivo
veniva già coltivato in Medio Oriente e le prime
coltivazioni si ebbero molto probabilmente in Siria
o Creta. I Fenici in seguito diffusero questa coltivazione
su tutte le coste del Mediterraneo, dell'Africa e del
Sud Europa.
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IN
EGITTO l'elaiotecnica fu dono, secondo
la leggenda, della Dea Iside, sposa di Osiride, che avrebbe
donato agli uomini la capacità di estrarre l'olio
dalle olive sei millenni or sono.
Una prova inconfutabile della presenza e della sacralità
dell'olivo nel XII secolo a.C. è comunque un papiro
con l'atto di donazione da parte del faraone Ramsete al
dio Ra del prodotto di 2.750 ha di uliveto piantato attorno
alla città di Eliopoli: "Da queste piante
si estrae l'olio purissimo per tenere accese le lampade
del tuo santuario".
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La
Bibbia coi suoi continui riferimenti ci informa dell'onnipresenza
e dell'abbondanza dell'olio d'oliva in ISRAELE.
Certi mortai e certe presse arcaiche rinvenuti a Haifa
fanno pensare a una produzione risalente al quinto millennio
a.C. L'olivo aveva una forte componente simbolica, basta
pensare che la colomba liberata da Noè ritorna
all'Arca con un verde ramoscello di olivo nel becco, segno
della fine del Diluvio.
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I FENICI, originari del Libano e i GRECI,
navigatori i primi, colonizzatori i secondi, trasferirono
l'ulivo e la sua coltura in Spagna, Italia, nel Nord Africa.
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In
Grecia l'olivo era un albero di grandissima
importanza e attorno alla sua figura fiorirono le leggende.
Nella disputa per il patrocinio della neonata Atene, Poseidone,
battendo col suo tridente, fece uscire dalla terra un
magnifico cavallo, bello, forte, rapido e agile;
Pallade Atena fece nascere invece un olivo, capace di
dare la fiamma per illuminare le notti, di lenire le ferite,
di essere un pregevole alimento, pieno di sapore e di
energia.
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Per
i ROMANI, Romolo e Remo, discendenti
degli Dei e fondatori di Roma, videro la luce per la
prima volta sotto i rami di un olivo. I romani provarono
a coltivare in ogni territorio conquistato questi frutti
polivalenti (trascurando in alcuni casi le coltivazioni
esistenti dell'Italia meridionale).
In molti casi i Romani ordinarono alle popolazioni conquistate
il pagamento dei tributi sotto forma dei olio di oliva.
Sempre i Romani riuscirono a costruire i primi strumenti
per la spremitura delle olive e a perfezionare sempre
di più le tecniche per conservare l'olio.
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Dal
XII secolo in poi l'espansione agricola
delle comunità conventuali, protette dal timore
di Dio anche contro il vandalismo, consentirono un rifiorire
delle colture e conseguentemente della produzione e dei
consumi di olio.
Il prodotto andò facendosi sempre più importante
per una richiesta pressante dei mercati europei e delle
Repubbliche Marinare: di Venezia che commercia con Corinto,
Tebe, Costantinopoli, di Genova che commercia con la Provenza,
con la Spagna, con l'Africa settentrionale. Ne consegue
la straordinaria trasformazione dell'Italia, specialmente
quella meridionale che vedrà aumentare grandemente
impianti e produzione destinata ad un importante esportazione. |
Nel XVI secolo le caravelle spagnole
hanno introdotto l'olivo nel nuovo mondo.
Oggi lo si può trovare anche in Africa del Sud,
in Cina, in Giappone e in Australia. |
Il XVIII secolo, con
la scomparsa del feudalesimo e dei relativi carichi, vedrà
anche nel campo dell'olio d'oliva un mercato più
libero che migliora i profitti consentendo un'ulteriore
diffusione del prodotto italiano.
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Con la rivoluzione industriale, dal XIX
secolo in poi, attraverso alterne vicende storiche
e politiche, il Risorgimento, l'unificazione nazionale,
le guerre, anche l'olivicoltura subisce i suoi alti e
bassi ma è gelosamente mantenuta viva dalle classi
contadine e per di più ufficialmente appoggiata
dal Potere: tutti i regimi, almeno in teoria, sostengono
la volontà di salvaguardare un prodotto di cui
l'Italia è diventata il più pregiato produttore
del mondo. |
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